San Biagio Platani La Città degli Archi di Pasqua
La tradizione degli “Archi di Pasqua” nasce intorno a metà del ‘700 per motivi religiosi e precisamente per festeggiare la resurrezione ossia il trionfo di Cristo sulla morte. La Festa degli “Archi di Pasqua” è lo spettacolare e suggestivo esito di una competizione artistico-artigianale, unica nel suo genere in Sicilia. Per molte settimane, prima della Pasqua, le confraternite dei “Madunnara” (devoti alla Madonna) e dei “Signurara” (devoti a Gesù), sono impegnate nella costruzione di imponenti composizioni di canne e ferle; queste fanno da incastellatura a magnifici addobbi artistici di agrumi, alloro e soprattutto di pane, nelle più svariate forme e dimensioni. Le grandiose costruzioni artistiche, di archi, cupole, e campanili vengono poi disposte lungo tutto il corso Umberto I, la via principale del paese: la straordinaria ricercatezza delle decorazioni, unita alla illuminazione serale trasformano San Biagio Platani nel più sontuoso ed accogliente salotto a cielo aperto. Il Culmine della manifestazione si ha il giorno di Pasqua, quando il Cristo e la Madonna si incontrano davanti la chiesa Madre, ma gli “archi” rimangono montati anche nelle settimane seguenti.
Inizialmente gli Archi erano formati dalla sola struttura centrale, gli
archi centrali. Gli archi centrali vengono chiamati anche “archi
di trionfo”, proprio per rappresentare il trionfo di Cristo sulla
morte. Accanto alla tradizione degli archi di Pasqua nascono due Confraternite
“Madunnara” in onore della Madonna e “Signurara” in onore del
Signore. Inizialmente gli archi venivano costruiti per due soli giorni, dalla
mattina del venerdì santo alla sera di Pasqua. Per tutto il venerdì e il sabato gli archi restavano soltanto coperti di
rosmarino,(tradizione che è rimasta ancora oggi) che simboleggia il lutto, la
notte tra il sabato santo e la domenica di Pasqua veniva decorato con delle
ciambelle di pane chiamate cuddure e dalle marmurate. Il
pane e le marmurate che decoravano gli archi erano regalati dai signorotti del
paese o comunque da gente che stava economicamente bene rispetto agli altri. In
alcuni casi il pane veniva donato dalle famiglie che ne avevano fatto promessa
a San Giuseppe. La sera della domenica di Pasqua, gli archi venivano scaricati, cioè
veniva tolto tutto il pane e le marmurate e donati ai più poveri del paese e
dei paesi vicini. Nel corso degli anni e precisamente dalla fine anni 70 inizio 80 gli archi
centrali sono stati affiancati da altre costruzioni, il viale e
la facciata. Tutte le costruzioni di estendono nel corso principale del paese, che si
trova in posizione parallela alla facciata della
chiesa madre. Quest’ultima infatti divide lo spazio riservato ad ognuna delle
Confraternite. È proprio davanti la chiesa madre che avviene l’incontro tra la
Madonna e Cristo la mattina di Pasqua. Anche se le strutture sono state ampliate e le facciate e i viali cambiano
ogni anno, la tradizione è rispettata nella costruzione degli archi centrali. Ogni arco è costituito da due pali alti sei metri e collegati tra di loro
da una trave orizzontale che viene chiamata “ancidda”.
Questa trave prende il nome appunto dalle anguille che venivano pescate nel
fiume Platani. A questa trave vengono legati, formando una X, altre due travi,
ed infine 4 pannelli triangolari che formeranno una doppia farfalla. È proprio
sopra questi pannelli che verranno poste le cuddure e
le marmurate. Le marmurate, che sono dei pani ricoperti di glassa bianca, sono di varie forme
e proprio queste forme sono piene di significato religioso e simbolico, che
richiama il rapporto Dio-uomo, terra-lavoro.
La chiesa, il rosone e la campana simboleggiano il potere spirituale;
gli angeli e le stelle simboleggiano l’universo;
il calice rappresenta l’eucaristia;
la palma rappresenta la resurrezione;
il gallo rappresenta la sveglia del contadino;
l’aquila a due teste rappresenta il potere dello stato.
Ogni Confraternita quindi prepara una facciata,
un viale e un arco centrale.
Tutto il complesso, facciata-viale-arco
centrale, rappresenta una chiesa.
La facciata è il prospetto della chiesa, il viale la navata e l’arco centrale è l’abside. Dunque al momento della resurrezione avviene davanti all’arco centrale ciò che avviene nell’abside durante l’eucaristia.
La costruzione degli archi è costituita da varie fasi.
Intanto la progettazione, di cui si occupano gli architetti o gli artisti
del paese. In seguito vengono preparate tutte le strutture in ferro ed infine
queste strutture vengono ricoperte con diversi materiali.
I materiali utilizzati, sono tutti forniti dalla natura del nostro
territorio. Infatti S. Biagio è circondato da due fiumi che formano delle
vallate. È proprio in queste vallate che crescono le canne, elemento essenziale
nella costruzione di tutele strutture. Nei terreni vicini ai fiumi crescono le
arance, anche queste utilizzate nelle decorazioni soprattutto dell’arco
centrale.
Altri materiali utilizzati sono il salice, i datteri, alloro, rosmarino,
cereali vari, pasta e pane (fatto di pasta di sale).
Le decorazioni del viale sono soprattutto le ninphe, che sono particolari
lampadari a forma di pera. Le ninphe inizialmente erano fatte essenzialmente da
datteri, ma con il tempo si utilizzano materiali come nocciole, granoturco e
ceci.
Altre decorazioni del viale sono quadri, dipinti, a mosaico di cereali, o
con altri materiali e che generalmente rappresentano immagini di santi o motivi
religiosi in generale, e soprattutto svariate forme di pane che nella maggior
parte dei casi rappresentano elementi della natura come frutti e fiori.
(fonte ignota)